scrittura

Il Telaio di Emma

(fiaba)

C’era una valle dove, molti anni fa, viveva soltanto una ragazzina di nome Emma. La casa aveva un ricco orticello e nel giardino vivevano galline, maiali e pecore, così c’erano latte e uova, miele ed olio, frutta, verdura e lana. Ogni giorno, munte le pecore e raccolti gli ortaggi, Emma lavorava la lana. Dopo averla filata a mano, la tesseva col suo telaio di legno a pedale. Con bacche e radici macinate otteneva i colori, vi immergeva le stoffe per qualche ora e le stendeva al sole ad asciugare. Il giardino si riempiva spesso di mille tessuti colorati che poi Emma cuciva creando maglioni, sciarpe, coperte e cappotti. Vi chiederete perché preparasse tanti vestiti se abitava da sola in quella valle. Dovete sapere che, prima di arrivare lì, Emma viveva in una città piena di fabbriche e fumo dove tutti lavoravano senza mai vedere il Sole. Un giorno, stanca ed infelice, aveva deciso di risalire il fiume in cerca di un luogo migliore. Da allora, ogni settimana, preparava un cesto di abiti e coperte che affidava al fiume lasciando che la corrente lo trasportasse in città a riscaldare e colorare quel luogo grigio. Questo le bastava ad essere felice e la sua gioia si era trasmessa a piante ed animali; perfino la Luna si fermava spesso ad osservarla dalla finestra mentre filava cantando.

Elio de Luca 2007
Opera del Maestro Elio de Luca ispirata a questa fiaba.

Trascorsero alcuni anni finché arrivò un inverno così freddo che il fiume congelò: gli animali restarono chiusi nella stalla ed Emma non poté uscire per giorni. La neve sul tetto divenne così pesante che improvvisamente una sera il soffitto crollò nella casa e distrusse il telaio. Emma, che era nella stalla, scoppiò a piangere scoprendo l’accaduto e la sua disperazione fu tale che anche la Luna, affacciandosi dal monte, udì il suo pianto e commossa si rivolse agli alberi sulla cima chiedendo loro di aiutarla. Come per incanto, gli alberi estrassero le radici dal terreno e si incamminarono a valle lasciando la vetta scoperta come una grossa testa pelata. Attraversarono il fiume ghiacciato e giunsero alla casa di Emma che li guardò arrivare stupita. Gli alberi più piccoli, a testa in giù come scope, spazzarono via la neve dentro casa, gli altri invece spiccarono un salto lanciando foglie e rami in aria e si appoggiarono spogli come travi sul tetto vuoto: rami e foglie ricaddero ordinatamente come tegole sul nuovo tetto e la casa fu finalmente coperta. Emma adesso piangeva di gioia ed entrò in casa ancora incredula. Anche in città aveva nevicato e molti bambini, che avevano sempre raccolto il cesto dall’acqua, si preoccuparono che il misterioso fabbricante di abiti potesse essere solo e al freddo. Decisero perciò di risalire il corso del fiume per andarlo a cercare. Camminarono lungo la riva finché trovarono una casa dal tetto di foglie. Dalle finestre osservarono una ragazza che filava cantando davanti al fuoco e capirono che era lei ad averli vestiti per tanti inverni. Corsero dentro ad abbracciarla ed Emma, stringendo quei cappotti, sciarpe e cappelli, riconobbe i suoi tessuti e provò l’emozione più grande della sua vita. Quella sera a tavola ci fu zuppa per tutti e insieme ripararono il telaio. Quando il fiume riprese a scorrere nuove ceste di vestiti furono spedite ma i bambini, incantati da quel luogo, decisero di fermarsi lì e tante altre casette furono costruite nella valle, ognuna col proprio telaio. Sulla vetta del monte lasciata vuota dagli alberi comparve un grande prato verde e tutti vollero chiamare proprio così la nuova città: Prato. Ancora oggi, guardando lassù, potrete vedere quel prato dal quale ogni tanto, nelle notti serene, sorge ancora la Luna.

(fiaba vincitrice del concorso nazionale “Un Prato di Fiabe 2007”)

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