Sei mesi fa il mio status di Facebook diceva più o meno così: “Mancano sei mesi all’uscita di Alice in Wonderland di Tim Burton. Come potrò resistere fino ad allora?”. Il momento è arrivato e la trepidante attesa si è presto trasformata in cocente delusione. Scelgo il nuovissimo multisala Omnia Center di Prato, con poltrone ultra comode. Per evitare di rimanere fuori o di fare troppa coda ho deciso di andare a comprare il biglietto in anticipo, attorno alle 21, per lo spettacolo delle ore 2245. Ci hanno provvisto di occhialini 3D, la prima volta per Nicola, curioso ed eccitato come un bambino alla fiera. Vengono trasmessi un paio di trailer e pubblicità in formato regolare e poi mandano un paio di spot in 3D. Ci accorgiamo subito che l’effetto sortito non è quello sperato, le immagini sono sfocatissime ed i pesci di un acquario coloratissimo anziché “uscire” dallo schermo, sono sfocati ed appannati. Il film comincia e… non ci siamo. Inizialmente taccio pensando si tratti di un mio problema, ma poi sento le lamentele di Nicola, di Gianluca, dei ragazzi seduti dietro di noi e poi quelle dei ragazzi di fronte. Siamo seduti lateralmente rispetto allo schermo e pensiamo si tratti di una posizione sfavorevole. Abbiamo atteso che Alice arrivasse nel Paese delle Meraviglie per capire se i colori e le immagini di quel mondo fantastico avrebbero funzionato meglio, ma dopo aver visto alcuni insetti distorti macchiare la scena ed un mostro il cui volto è una chiazza nebbiosa inseguire la sbiaditissima protagonista, ci siamo detti che non era il caso di rovinare oltre la visione del film ed abbiamo abbandonato la sala. I corridoi del cinema erano ormai vuoti e tutte le casse chiuse, ma un inserviente ha raccolto immediatamente la nostra segnalazione trasmettendola così “Problema in sala 6, di nuovo come la volta scorsa il 3D non è buono”. Passano un paio di minuti e gli inservienti diventano quattro, assieme ad un ragazzo senza la divisa del cinema che inizialmente pensiamo essere il responsabile. In realtà è il “macchinista” della sala incriminata. Si presenta subito con l’atteggiamento di chi è stato ferito nella professione, negando categoricamente qualsiasi difetto della trasmissione e con fare non proprio simpatico ci avvicina come fossimo intenzionati ad inventarci un problema solo nostro. Il ragazzo che poco prima aveva parlato di un problema già noto in quella sala quasi nega di aver mai asserito qualcosa del genere, insomma, comincio ad alterarmi. “Il 3D è così che funziona”, “E’ il film che è troppo scuro e non è adatto al 3D”. “Questo film è pieno di foschie e nebbie, è grigio per queso il 3D non funziona”. Certo, e Tim Burton avrebbe rovinato il lavoro di due anni per sottoporlo ad una tecnologia deformante? Ma che risposte sono? A seguito di una discussione fin troppo lunga ed inutile otteniamo il rimborso del biglietto, del film pertanto non posso dire ancora un bel niente. Il dubbio mi assale però: qualcuno sa dirmi se ha potuto apprezzare gli effetti del film?