Mio zio Bruno ha trascorso trent’anni da vedovo. Ottimo cuoco, pollice verde, entusiasmo e forma fisica. Cura della casa e della persona quasi maniacali, una vita serena fin oltre gli ottant’anni. Poi un giorno si è dimenticato il gas aperto e suo figlio, temendo che il padre stesse perdendo la memoria, lo ha portato a vivere con sé. Dopo due settimane, mio zio Bruno si è tolto la vita, impiccandosi, perché mai avrebbe voluto vivere come un peso sulle spalle altrui. Oggi ho visto l’ultima intervista a Mario Monicelli fatta da Vincenzo Mollica. Monicelli si auspicava una morte rapida, immediata, senza dover giacere in un letto in attesa di un brodino. E così è stato. La vita è una cosa meravigliosa, da vivere con il massimo entusiasmo. Decidere cosa farne è un diritto, il dolore appartiene a chi resta. La chiesa, ovviamente, non ha voluto officiare il funerale per mio zio. Auspico anche a me stesso una morte rapida, immediata e, possibilmente, inattesa, non programmata. Neppure da me stesso. Ma dovessi dipendere dalle apparecchiature tecnologiche, pretenderei di morire e pretenderei che chi per me si impegnasse in tal senso.
Mese: novembre 2010
Bike lifting
Il nome potrebbe suggerire un ritocco estetico all’amata due ruote, ma non è così. Mentre le maggiori città Europee promuovono l’utilizzo della bicicletta in città con l’installazione di numerosi parcheggi con bici-noleggio, in Scandinavia al solito sono un passo avanti. Anzi un piede avanti. A Trondheim, cittadina dei fiordi nella Norvegia centro meridionale, si sono inventati un sistema per affrontare le salite senza fatica. Al fine di cancellare il pretesto della fatica ed aumentare la preferenza per le due ruote, è stato installato un binario che, mediante un piccolo “pedale” in cui infilare uno dei due piedi, permette di lasciarsi trascinare in sella alla bici sulla vetta del quartiere. Geniale, no?
Terribile
Che ci crediate o meno, è una vasca da bagno. L’ho fotografata nella vetrina di un negozio di bagni extra lusso a Prato. A dimostrazione che extra lusso non significa extra gusto. Come potersi prendere la pena di produrre questo mostro, quest’offesa al buon gusto, questa patacca che forse solo Valeria Marini si metterebbe in casa? Esiste davvero chi cambia l’arredo bagno una volta all’anno (perchè questa cosa viene a noia dopo due giorni, appena tutti i parenti l’hanno vista è già passata)? Esiste ancora chi ha così tanti bagni da poterne fare uno “scherzoso”, diciamo così, volando migliaia di euro dal balcone per una carnevalata? Mah, come al solito, de gustibus…
Assurda pigrizia
Un’abitudine pessima, inutile, che rende inutile l’utilizzo della lavastoviglie, soprattutto dal punto di vista ecologico: è quel brutto vizio di lavare i piatti prima di inserirli nell’elettrodomestico. Terribile. Mia madre non la voleva, ma quando abbiamo comprato la nuova cucina è stata costretta a cedere. Nelle istruzioni della sua Candy è scritto chiaramente che è sufficiente rimuovere le parti solide dai piatti con un tovagliolo di carta e che se qualcosa rimane non c’è pericolo perché il sistema di scarico si occupa di tritare i rifiuti semmai qualcosa, quasi impossibile, superi il filtro. Filtro che è naturalmente smontabile, lavabile e sostituibile. E per ovviare alla pulizia del filtro molti che fanno? Prendono i piatti da tavola, li portano nel lavandino, li sciacquano tenendo l’acqua aperta per lunghi preziosi minuti, li prendono ancora per metterli in lavastoviglie praticamente puliti e poi ancora dovranno riporli dopo il lavaggio. Non solo il tempo inutile del “prelavaggio”, ma l’acqua! L’acqua è preziosa, la lavastoviglie nasce per risparmiarla, dosarla, e voi che fate? La buttate via per non pulire un filtro? Mi è capitato di rifiutare un secondo invito a cena per non assistere a simili scene, sarò esagerato, ma questa scena mi infastidisce al punto da evitarmela, se posso.
Allarme Korea
Poco tempo fa ho visto un documentario sul canale Current di Sky, un filmato amatoriale girato da due ragazzi americani che, con molte difficoltà, sono riusciti ad entrare in Nord Korea come turisti. Mi ricordo le immagini di Pyongyang chiaramente: enormi strade vuote, coprifuoco notturno, assenza di traffico e mezzi privati, il divieto di conversare per strada, l’inno nazionale suonato al megafono per la città due volte al giorno. Edifici austeri ed immacolati figli del socialismo sovietico, assenza di manifesti, sporcizia, pubblicità, colori. Ho visto anche un reportage più recente: un chirurgo oculare si reca in Nord Korea per operare duecento pazienti con la cataratta caduta, molti completamente ciechi per questa patologia così banale da noi. Ebbene, il desiderio di ciascuno di questi era tornare a vedere per poter vedere il volto del loro leader, Kim Jong-il. Il chirurgo è riuscito ad operarli tutti ma i pazienti sono rimasti bendati fino al giorno del ringraziamento, una cerimonia incredibile con la quale ciascuno ha tolto le bende in contemporanea dentro ad un salone ed è poi corso, finalmente vedente, a ringraziare l’ “amato leader”, prostrandosi davanti alla gigantografia, baciandola, adorandola. Paura, dittatura, ingnoranza, religiosità e soggezione sono tutte fuse insieme in Nord Corea, mentre la sorella meridionale avanza a grandi passi verso l’avanguardia tecnologica e sociale contendendosi il primato col Giappone. Stamattina, ancora, la Korea del Nord ha eseguito un esperimento missilistico, colpendo volontariamente un’isola appartenente alla Korea del Sud. La situazione è allarmante, gli americani, probabile causa della corsa alle armi nordcoreana, insistono nel dire che questa nazione possiede l’ordigno atomico. Se così fosse, si prospetta un futuro terribile, che potrebbe ripercuotersi su salute ed economia mondiali. Sono spaventato.
Tokyo Godfathers
L’animazione Giapponese rimarrà per sempre una forma d’arte inimitabile. Ci hanno provato gli americani che, prima del digitale e dell’animazione computerizzata perfettamente riuscita ma priva di anima dei film Pixar, sono riusciti soltanto a produrre personaggi a due dimensioni, piatti e vuoti, incapaci di mostrare espressioni credibili. Ne sono prova i Simpson, la cui grafica è elementare e sciatta, o i volgari e pessimi personaggi di South Park, a mio avviso inguardabili. Dal Giappone arrivano capolavori da oltre cinquant’anni. La maestrìa dei disegnatori, l’importanza degli sfondi, la profondità delle ombre sono impareggiabili. Questo film, incomprensibilmente non distribuito nelle sale, ha una trama importante. Si parla di emarginazione sociale, di sentimenti, di povertà e ricchezza interiore. Pochi minuti e si dimentica di stare guardando un film d’animazione: gli edifici di Tokyo sono impressionanti, le scene così definite e realistiche che lasciano a bocca aperta. Mi ha fatto venire una gran voglia di andare in Giappone, sono anni che rimando ma adesso che i voli sono scesi a livelli accessibili, non posso aspettare oltre.
Potiche
Divertente quadretto familiare anni settanta, un film divertente e leggero, privo di insegnamenti ma ricco di spunti comici. La Deneuve è, al solito, grandiosa. Depardieu, ormai obeso, appare stanco, un po’ sottotono e ricorda incredibilmente Margherita Hack: stessi capelli, stessa gobba. La sceneggiatura è la cosa che colpisce di più, la cura al dettaglio è quasi maniacale ed anche le luci sono quelle dell’epoca, si ha l’idea di stare guardando una pellicola vecchia di trent’anni, grazie anche alla rassegna di carte da parati onnipresenti negli interni. La comicità francese o la si capisce o si rischia, come ho sentito da molti spettatori all’uscita, di restare annoiati. Ozon resta impareggiabile nel mettere frasi in bocca ai personaggi cariche di cattiveria, sofferenza o disprezzo, e farle sembrare semplici affermazioni di poco conto. Un bel sette e mezzo.
Vorrei il tempo (poesia)
Vorrei un terrazzo che non sia balcone
una casa in campagna magari in città
un bel vaso di fiori davanti al portone
e biglietti di amici attaccati qua e là.
Un piccolo grande perfetto giardino
che resti nell’ombra e nel sole lo stesso
Lontano dagli occhi di ogni vicino
nel quale potermi nascondere spesso.
Il tempo di crescere e vivere un cane
a cui dedicare ogni sentimento
Dividere tutto anche un pezzo di pane
trascorrere insieme ogni istante e momento.
Staccare la spina di video e sonoro
togliere luci, pulsanti ed antenna
Riavere il mio tempo buttato al lavoro
provare di nuovo ad usare la penna
Tiscali vergogna!
Invitato da amici già clienti, lo scorso Maggio ho chiesto di passare a Tiscali, allettato dalla convenienza delle tariffe e dallo sconto reciproco che avrebbero offerto sia a me che a chi me l’ha proposto. Dopo due sole settimane, i primi di Giugno, ho ricevuto il modem e da allora, ogni settimana, un sms col quale mi si comunicava che dall’indomani sarei stato attivo con Tiscali. E’ Novembre e da allora nulla è stato fatto. Il mio telefono è bloccato in ingresso alle chiamate da numeri Tiscali e quindi, chi mi ha invitato, non può neppure chiamarmi da quattro mesi! Ho chiamato ogni settimana il 130 ma nessuno degli operatori è mai stato in grado di fornirmi una spiegazione valida, ad eccezione di un tecnico Telecom che mi ha spiegato che Tiscali non ha la possibilità tecnica e materiale di importare una linea Voip Alice Casa. Il solo modo per passare a Tiscali per chi ha il telefono collegato al modem Alice cioè, è quello di cessare la linea ed aprirne una tradizionale. Adesso, da una settimana, sto chiamando continuamente per disdire il tutto ma sembra che Tiscali non voglia permettermi di liberarmi di loro e chiamando il 130 non è possibile avere neppure un servizio reclami o un numero di fax a cui scrivere. E’ necessario, guardacaso, chiamare dal cellulare a pagamento oppure contattare dal telefono incriminato un numero a tariffa fissa, altrimenti la mia richiesta non può essere gestita. Non appena ho chiesto le ragioni di una procedura così ignobile, puntualmente le signorine mi hanno riagganciato. Appuntarsi il codice operatore serve a poco, un servizio reclami non esiste, un’assitenza tecnica non esiste, e non mi hanno neppure voluto fornire la loro partita Iva per presentare un esposto all’Associazione dei Consumatori! Ad inizio telefonata un annuncio invita ad esprimere il proprio parere al termine della chiamata, ma questo non è mai stato possibile neppure su mia richiesta. Bene. ho chiamato il numero a pagamento, e sapete cosa mi hanno detto? Questo numero serve soltanto a comunicarle il numero di fax a cui inviare la richiesta di disdetta. Quindi perdita di tempo, telefono bloccato, telefonate a vuoto. Faccio il fax. E’ proprio vero, chi lascia la via vecchia per la nuova….
18novembre. Ho fatto il famoso fax per ben tre volte, ma nessuno lo ha preso in carico e Tiscali continua a bloccarmi la linea. Vorrei proprio evitare di far loro una vertenza… ma a questo punto mi toccherà