Cinema, Televisione

Da Vinci’s Crap

Da Vinci's DemonsLa Storia è indubbiamente più affascinante su uno schermo che su di un libro di testo, si segue meglio e ci si appassiona di più. Non c’è nulla di male nel guardare una ricostruzione TV fatta per un documentario su History Channel, un meraviglioso documento dell’Istituto Luce o ancora una scena di vita quotidiana dell’Antica Roma in un documentario nostrano condotto da Alberto Angela. Se quella è la materia che ami, certamente verrai comunque stimolato ad approfondire sui testi, se non è la tua materia preferita, avrai   avuto un’idea generale di come sono andati i fatti. Altra cosa è guardare il Cinema Americano o, ultimissima moda, le Serie TV di ispirazione storica Made in USA.  La sfacciataggine goffa e terribile con cui Hollywood saccheggia, impasta, distorce e ridicolizza i più grandi capitoli della nostra storia è sconvolgente. Così, ci ritroviamo un improbabile Alessandro Magno, un Gladiatorie al servizio di un Imperatore mai esistito, un ridicolo Achille biondo, capellone e cultirista in Troy o  un Re di Francia efebico e con gli occhi azzurri in La Maschera di Ferro. Stomachevole sopra tutti è la storia della Battaglia delle Termopoli narrata in 300, in cui  personaggi deformi e gonfiati si battono contro un Serse che ha l’aspetto di un travestito, senza offesa per la categoria, e la voce di una dama; tuttavia, se non altro, questa pellicola si ispira ad un fumetto che, incredibilmente, pare abbia avuto un suo successo nella terra senz’arte. Non paghi, ed esauriti gli eventi noti ai più, ecco che sceneggiatori e storywriters arrivano dalla terra del cattivo gusto a storpiare e rovinare anche la nostra più sacra ed intima storia locale: quella di Leonardo da Vinci.  Il nostro indiscusso genio, famoso nel mondo per le sue invenzioni e le sue opere, si ritrova protagonista di una serie imbarazzante, brutta, offensiva. Il protagonista è un pompatissimo giovane dai lineamenti affatto italiani le cui avventure, interamente inventate, somigliano a quelle di un Robin Hood de no antri mentre si atteggia da wrestler e spadaccino fra soggetti uno più buffo dell’altro. I dialoghi sono indecenti: termini non più vecchi di cinquant’anni e conversazioni assolutamente impossibili si interpongono fra quello che pare il mal riuscito scimmiottamento di un videogioco di bassa categoria Nella foto una scena della serie, che pur essendo ambientata nel ‘300 nelle campagne toscane, vede due modelli sfoggiare petti depilati sotto quella che sembra essere la collezione autunno-inverno 2013/2014. La prima puntata è stata presentata nientemeno che a Firenze, dove la tradizionale sottomissione psicologica dell’Italiano medio alla non-cultura statunitense ha permesso di negare l’evidenza: la serie fa schifo e la mancanza di rispetto per il nostro eroe, reale e documentato a differenza dei fantocci Marvel, forse anche di più.

Cinema

La Grande Bellezza

Toni Servillo è Jep Gambardella
Toni Servillo è Jep Gambardella

Sono profondamente soddisfatto all’uscita dalla sala dopo la visione di questo lavoro di Paolo Sorrentino, in concorso al Festival di Cannes 2013,  non fosse per i soliti cafoni da multisala che non hanno potuto trattenersi dal sottotitolare ogni scena con commenti da salotto: Jep Gambardella, protagonista del film interpretato da un maestoso Toni Servillo, ne avrebbe descritto la maleducazione inquadrandoli in una traboccante descrizione meringata da colti aggettivi dal sapore vintage. E’ uno strano soggetto Jep, solitario intellettuale dallo spiccato cinismo, quasi si bea nell’altrui decadenza usandola come trampolino al proprio narcisismo che lui, arrogantemente, chiama sensibilità. Una sfilata di soggetti “difettosi”, personaggi quasi circensi simbolo di una fetta di società malata e reale verso i quali si prova compassione quasi dimenticando che, incontrandone nella vita reale, il giudizio sarebbe tutt’altro che lieve. Carlo Verdone nei panni di un fastidioso fallito che arranca al seguito di una gallina tremendamente brutta, dentro e fuori; Sabrina Ferilli, stavolta eccezionalmente brava, in quelli di una donna vittima della rozzezza del padre pervertito e di un ambiente burino del quale è ormai una componente fondamentale; Isabella Ferrari impersona una deprimente nullità il cui unico accessorio è la ricchezza materiale, completamente inutile perché accompagnata ad una totale vuotezza. Galatea Ranzi è una saccente scrittrice contro la quale Jep rovescia una scarica di verità verbali così violenta da demolirla e, infine, due parole in più sono da spendere per una stupefacente Serena Grandi che, seppure con un nome di scena, interpreta nient’altri che sé stessa risultando il fulcro riassuntivo dell’intera pellicola: una donna sfasciata al limite dell’umano che rifugge il proprio relitto circondandosi di marionette griffate. La vera bellezza di questo film, non grande ma immensa, è la fotografia. Ogni inquadratura è un arazzo, ogni fotogramma un dipinto, ogni frame un poster. La storia affascina da subito proprio grazie alla luminosità delle immagini, ai colori, al meraviglioso documentario di una Roma che sembra perfetta e che via via va incrinandosi al crescere della percezione dell’amarezza della trama. Sconvolge anche la presenza completamente  sgretolata della religiosità:  giovani suore mai così umane e peccatrici,  reverendi viziosi e stupidi, idoli e santità ridicoli e imbarazzanti. Mi resta una gran voglia di rivederlo ed annotare le tante frasi forti e impattanti che costellano un testo, a parer mio, bellissimo.

Musica

Random Access Memories

Random Access Memories

Ormai ne ho la certezza, l’umore, il mio almeno, è incontrollabile. Cambia col tempo, con le buone e cattive notizie, con gli stimoli presenti o assenti. Un solo ingrediente è davvero determinante e capace di risollevare le giornate più nere: la musica. Ci sono periodi in cui le radio trasmettono quintali di spazzatura uditiva, tracce vuote, soggetti che spuntano improvvisamente e per meriti ignoti, individui cloni di altri individui già mediocri, suoni e tracce così deprimenti da stuccare già al primo ascolto. Finalmente, proprio quando una tardiva primavera sembra affacciarsi ed illuminare mesi di grigie giornate di pioggia, ecco l’album dei Daft Punk. C’era molta attesa, curiosità, un gran parlare intorno a questo progetto annunciato già in autunno e poi smentito. Il duo parigino ha sfornato un album così bello e raffinato che è impossibile resistere. Sono due giorni che l’ho acquistato e non riesco a separarmene. Un’esperienza sonora incredibile, brividi, pelle d’oca, ritmo e testi a livelli così alti che mi domando se e quando riuscirò ad emozionarmi ancora così tanto con della buona musica. Get Lucky, il singolo uscito un mese prima, sembrava promettere un album più dance e forse al primo ascolto si resta un po’ spiazzati, ma dura un attimo, poi le altre tracce una ad una si instaurano nell’olimpo del suono. La mia preferita finora è Instant Crush il cui ritornello mi manda in estasi. Ecco la Tracklist:

  1. Give Life Back to Music – 4:34
  2. The Game of Love – 5:21
  3. Giorgio by Moroder (feat. Giorgio Moroder) – 9:04
  4. Within (feat. Chilly Gonzales) – 3:48
  5. Instant Crush (feat. Julian Casablancas) – 5:37
  6. Lose Yourself to Dance (feat. Pharrell Williams) – 5:53
  7. Touch (feat. Paul Williams) – 8:18
  8. Get Lucky (feat. Pharrell Williams) – 6:07
  9. Beyond – 4:50
  10. Motherboard – 5:41
  11. Fragments of Time (feat. Todd Edwards) – 4:39
  12. Doin’ It Right (feat. Panda Bear) – 4:11
  13. Contact (feat. DJ Falcon) – 6:21
Web

Impossibile, ma vero

emilio_paradiso_nero_di_seppia

FATTO: Stamattina mi sono svegliato e, caffè alla mano, passo in rassegna le notizie, controllo la posta e scorro i Tweet con gli occhi ancora mezzo incollati. Mi imbatto in questo triste, vile, terribile post di un Consigliere Comunale di Prato, tale “Emilio Paradiso”, che recita (vedi foto) così: “il Bianco-Fiore si è dovuta piegare ai finocchi, e il nero di seppia la lasciano lì”.

ANTEFATTO: Brevissimo riassunto per chi si fosse assentato dalla cronaca negli ultimi dieci giorni: Michaela Biancofiore è un deputato assegnato alle pari opportunità e poi spostata in seguito a dichiarazioni contro la comunità gay, comunità menzionata nel tweet in questione col termine “finocchi”. Il “nero di seppia” è invece un ignobile appellativo col quale Paradiso indica il neo eletto Ministro Dell’Integrazione Cécile Kyenge, straordinaria personalità di origine Congolese, nonché medico chirurgo, colpevole di essere appunto nera e quindi associata alla prima cosa nera (di colore)  che a Paradiso è passata per la testa.

CONSIDERAZIONI: Lega Nord è un partito che, negli anni, ha avuto modo liberamente e impunemente di compiere qualsiasi gesto e di enunciare ogni tipo di castroneria superando decenza, costituzionalità, legalità, morale, educazione ed ogni minima regola di buon senso a qualsiasi livello. Personaggi Leghisti hanno bruciato la nostra Bandiera Tricolore, vilipeso il Capo dello Stato, storpiato l’Inno Nazionale, sventolato propositi secessionisti, promosso l’Anarchia, rimpianto il Nazismo, offeso e perseguitato ogni tipo di comunità: da quella Islamica a quella Ebraica, da quella Cinese ad ogni popolazione Balcanica, dai Meridionali ai Gay,  fino all’Africa intera. Hanno realizzato e diffuso vignette offensive contro l’Islam esponendoci al rischio di un attentato, hanno vomitato  offese e ingiurie contro ogni minoranza. Hanno rubato i soldi dei propri elettori, hanno speso per scopo personale, hanno comprato Titoli di Studio mai conseguiti e piazzato parenti ed amici ovunque fosse possibile, hanno inscenato teatrini volgari in Parlamento ed alzato il dito medio contro la folla (noi) come a dire “noi siamo quassù anche grazie a voi,  poveri imbecilli “.

QUESITO: Come è possibile sperare nella legalità di una popolazione quando è possibile per una creatura stupida, malata, illegale ed anticostituzionale come la Lega Nord esistere ed essere eletta? Come viene permesso a questa figura che è il simbolo dell’inciviltà vivere come figura politica riconosciuta, di sedere al Parlamento, di parlare alla gente? Come si può credere in una Nazione Italia quando l’Italia stessa crede così poco in sé stessa da avere nel proprio organico chi tenta di smantellarne le fondamenta?

Matteo Salvini
Matteo Salvini
Renzo Bossi
Renzo Bossi
Emilio Paradiso
Emilio Paradiso