Cucina, Italia, Mondo, Viaggi

Mercato Centrale, Firenze

Questo slideshow richiede JavaScript.

Durante i miei viaggi ho finito spesso per andare alla ricerca di una food court, un luogo cioè con un’ampia scelta di chioschi e ristoranti che permette in poco tempo di mangiare bene e sedersi insieme ai propri compagni pur scegliendo pasti differenti. Ricordo le food court di Pier 17 a New York, la scenografica distesa di tavolini al Bayside di Miami, Kungshallen a Stoccolma, il caotico Camden Town a Londra e quelle presenti nei modernissimi mall di Bangkok e Pechino. Tutte però, con il comune denominatore multietnico: luoghi come gli Stati Uniti infatti, dove la cucina locale ha una tradizione praticamente inesistente, non possono fare altro che offrire una scelta di pietanze provenienti da tutto il mondo: sushi espresso, pizzeria, self service cinese, burritos messicani, paella spagnola e così via. A Firenze, invece, oggi c’è di più. Al Mercato Centrale di San Lorenzo, struttura restaurata e dalla scenografia senza paragoni, il piano superiore è stato completamente rinnovato ed allestito con un luogo votato al convivio, dove all’insegna di un design modernissimo che non entra in conflitto con la struttura storica, è possibile sedersi a mangiare prelibatezze di innumerevole varietà, tutte però rigorosamente locali e dalla qualità garantita. Gli arredi in legno ed acciaio e la divisa comune a tutto il personale affidano il compito della diversificazione al cibo stesso, che sostiene egregiamente il compito di stuzzicare l’occhio ed umettare il palato. Dalla pasta fresca alla carne, dal pesce ai formaggi, dal gelato artigianale alla birreria, tutto appare perfetto, soprattutto al turista che può finalmente fuggire, con una spesa contenuta, alle piramidi di gelato di polistirolo e cataste di pizze al taglio di spugna traboccanti dalle vetrine del centro storico che da decenni consegnano al mondo un immagine distorta della cucina locale. Io, mi sono lasciato incantare dalla preparazione del panino al lampredotto, anima di Firenze, qui preparato seguendo tutte le tradizionali accortezze del caso, compreso il bagno del pane nel brodo. A completare il tutto, una scuola di cucina che, a giudicare dall’aspetto professionale delle attrezzature e degli insegnanti, sembra perfetta.

Cucina

Corbezzoli!

Ieri, a pranzo da mia cugina Sabrina, scopro il Corbezzolo, un alberello meraviglioso nel suo giardino che oltre ad essere pieno di frutti, rossi e succulenti, ha ancora decine di grappoli di fiori sui quali si avvicendano api e farfalle. Rimango incantato dalla bellezza dei colori, sopra tutto, ho la sensazione di essere ancora in estate, è un immagine così insolita in una giornata, seppur soleggiata, di fine Novembre. Oggi, durante una passeggiata con Nicola e Birillo sulle colline a sud di Scandicci, ci imbattiamo in un bosco di corbezzoli, carico di frutti. Ne ho raccolti un chilo e mezzo ed una volta a casa mi sono cimentato nella preparazione della marmellata. Il risultato? Sorprendente, ma che fatica!

– Lavare i corbezzoli in acqua fredda

– Cuocere i corbezzoli da soli finchè non si distruggono

– Passare il composto al setaccio, occorre un setaccio estremamente fine, altrimenti un apposito passino o addirittura, come ho fatto io, uno strofinaccio da strizzare in modo che fuoriesca dal tessuto solo la polpa. I semini sono estremamente duri e fastidiosi e potrebbero rovinare il tutto se lasciati all’interno.

– Trasferire la polpa in un pentolino, unire zucchero in quantità pari alla metà del peso della polpa, una scorza di limone e se lo gradite un po’ di cannella

– Cuocere per venti minuti e poi trasferire nei vasetti precedentemente sterilizzati. Per sterilizzare i vasetti potete metterli aperti nel microonde riempiti con un dito d’acqua per circa un minuto.

– Una volta freddi, chiudere il coperchio. Lo zucchero provvederà alla conservazione, ma la marmellata è così buona che sarà difficile doverla conservare!

Cucina

Asia a domicilio

Finalmente sono riuscito a trascinare mia madre al supermercato cinese nella nostra Chinatown. Ho comprato spaghetti di soia, salsa di soia da cucina, tofu, dolcetti alla papaya, germogli di soia, grappa di riso, zenzero e, già che c’ero, un bel sacco di fagioli azuki più una cassetta di taccole. I dolcetti hanno avuto vita breve, i fagioli azuki sono destinati alla preparazione della marmellata Anko (giapponese, non cinese). Ecco invece cosa ho preparato col resto:  Mettete a scaldare un pentolino d’acqua a parte.  Nella wok, soffriggete in olio di arachidi una bella cipolla bianca. Togliete poi metà della cipolla soffritta e mettetela da parte. Aggiungete poi peperone, melanzana, zucchina, taccole, germogli di soia in proporzioni e scelta di vostro gradimento: taccole e zucchine con tre minuti di anticipo per uniformare la cottura. Annaffiate con la salsa di soia, lo zenzero grattugiato o in polvere e sfumate tutto con la grappa di riso. A cottura ultimata togliete tutto dalla wok, passate un foglio di carta per pulirla, e rimettete la cipolla rimasta all’interno: stavolta aggiungerete del pollo a dadini molto piccoli procedendo alla stessa maniera, dalla soia alla grappa allo zenzero.  Nel frattempo l’acqua bollirà: spegnetela e immergete gli spaghetti di soia (1 matassa a persona) e lasciateli in immersione per 6 minuti. Quando il pollo è cotto unite le verdure e infine gli spaghetti. Buon appetito.