Prima della mia visita ad Expo, ho passato in rassegna il web per preparare al meglio l’itinerario e devo dire che questo mi ha generato parecchie preoccupazioni. Sulla base di quanto letto su blog e quotidiani, sono partito con la convinzione di trascorrere una giornata in coda durante la quale sarei riuscito a visitare al massimo sei/otto padiglioni e rassegnato al fatto di dover mangiare in un baracchino da strada per evitare i folli prezzi dei ristoranti a tema. Che sia stata fortuna, caso o addirittura merito nostro, tutto questo si è rivelato sbagliato. Ho visitato trentatré padiglioni con due sole code degne di nota, entrambe inferiori ai quarantacinque minuti. Ecco quindi un dettagliato racconto di questa giornata particolare, allo scopo di incoraggiare e invogliare chiunque si fosse lasciato convincere a lasciar perdere.
La nostra giornata è iniziata molto presto, partenza in auto da Firenze alle 5:30 ed arrivo al parcheggio P4 alle 9:00, prenotato rigorosamente online sul sito apposito (link: Arriva Expo Parking). I nostri biglietti, a data aperta e ricevuti in regalo per il mio compleanno, sono stati associati alla data della visita sul sito ufficiale di Expo (link: Gestisci i tuoi biglietti). Raggiunto il varco, ci mettiamo in coda per il check-in al metal detector con sole due persone davanti a noi e per le 10:00, orario di apertura, siamo già dentro all’esposizione dall’ingresso est, il principale. Il viale centrale, lunghissimo ed al coperto per tutta la sua lunghezza (circa un chilometro e mezzo!), si chiama Decumano, come la via principale delle antiche città romane, ed è quindi tutto in ombra. Decidiamo di percorrerlo tutto subito, per raggiungere il padiglione del Giappone, situato quasi in fondo, dove è segnalata l’attesa più lunga e poi percorrere a ritroso tutta l’esposizione. Durante la camminata, veniamo attratti dal padiglione del Brasile, indicato come uno fra i più belli, ed essendo privo di coda decidiamo di visitarlo subito. Prima di cominciare la descrizione dei padiglioni visti, vorrei segnalare a quanti non lo sapessero che è sufficiente portare una bottiglietta d’acqua o un bicchiere, ci sono infatti numerosissimi fontanelli di acqua gratuita naturale o frizzante sparsi ovunque. Noi abbiamo scelto di tralasciare tutti i padiglioni disposti lungo il Cardo (la via perpendicolare al Decumano) dove prendono posto gli stand regionali italiani, semplicemente perché ci è sembrato inutile visitare prodotti e tradizioni che ben conosciamo o abbiamo sempre a portata di mano. Ed ora, padiglione per padiglione, in ordine di visita.
1. Brasile: una enorme rete sospesa sulla quale camminare, permette di “sorvolare” un orto sottostante con le principali specie botaniche brasiliane. L’esperienza è molto divertente e particolare, giunti al termine della rete, in salita, si attraversa il padiglione dal secondo piano al piano terra: non c’è molto da vedere all’interno, il padiglione risulta spoglio e poco propositivo in termini di soluzoini eco alimentari, ma rispetto a molti altri non esce fuori dal tema “nutrire il pianeta” e propone alcune soluzioni abitative e colturali sospese realizzate in ceramica bianca.
2. Giappone: non c’è dubbio, il padiglione del Giappone è il più bello dell’intera esposizione, così bello che sembra provenire da Expo 2050, tanto è avanti rispetto agli altrii. Quarantacinque minuti di coda allietati da un video molto divertente e dalle hostess nipponiche che ci spiegano la visita: si entra a gruppi di 25 persone e si attraversano tre aree principali. La prima, focalizzata sulla scrittura giapponese e la relazione di questa con la natura, è molto minimale ma d’effetto. La seconda sala è qualcosa di spettacolare: un campo di foglie di loto luminose circondato da specchi ed ologrammi dove, tramite un immenso display, si spiegano origini ed evoluzoine dell’agricoltura Giapponese, un’esperienza emozionante e coinvolgente. A seguire alcune sale delle quali non voglio svelare troppo, conducono ad una sala più grande dove quattro enormi mappamondi interattivi spiegano la situazione mondiale in termini di clima, ripartizione del cibo, condizioni economiche e soluzioni possibili, mentre sul maxischermo un filmato adatto anche ai bambini spiega come sia fondamentale nutrirsi in modo corretto ed evitare gli sprechi. Infine, al piano superiore, ci si prepara ad accedere al Ristorante del Futuro, la vera attrazione di questo padiglione e, forse, di tutta l’esposizione. Ci si siede appunto in un ristorante supertecnologico, all’intenro del quale i camerieri si muovono su mezzi di trasporto futuristici ma reali, mentre sul proprio tavolo, al posto del cibo, ciascuno ha un piatto virtuale visualizzato in un touch screen e da gestire con vere bacchette di legno: si può scegliere il proprio menu, conoscere le mille combinazioni possibili di cibo in base alle stagioni e trasportare le immagini dalle ciotoline laterali al piatto centrale per approfondire ogni pietanza, il tutto mentre due animatori cantano e ballano in un clima così travolgente che è impossibile non restare a bocca aperta.
3. Slovacchia: uno dei numerosi padiglioni fuori tema, a mio avviso. E’ molto piccolo e decorato con strumenti musicali ed artigianato tipico, sembra che la sola cosa che interessi sia promuovere il turismo in questo paese, ma del tema fondamentale nessuna traccia
4. Russia: esteriormente imponente, all’interno è piuttosto spoglio e privo di attrattiva.
5. Estonia: una galleria di immagini di questo meraviglioso paese, ma nulla che proponga soluzioni o impegno per la nutrizione mondiale
6. Oman: Molto bello, soprattutto esteriormente, dove complice il gran caldo si ha veramente la sensazione di trovarsi in questo paese mediorientale, ma all’interno è piuttosto povero. Tuttavia, è molto interessante la spiegazione della barriera artificaiale sottomarina installata al largo della costa tramite enormi campane traforate di cui è presente un campione, per risolvere il fenomeno dell’erosione e creare un habitat naturale alla fauna marina, opera che sembra avere ben cinquecento anni. Sul retro un enorme ristorante tipico dai prezzi medi.
7. Indonesia: Esteriormente incantevole, all’interno è un po’ povero di originalità. Lo abbiamo scelto per pranzare: una porzione di Goreng misti a soli 10 Euro
8. Turkmenistan: Un contenitore. Bello e trionfale, ma praticamente vuoto
9. Qatar: Architettura impeccabile ed importante, all’interno colpisce soprattutto il progetto di rinverdimento del deserto
10. Marocco: suddiviso in quattro settori, mostra il Paese da Nord a Sud illustrando molto bene colture e culture delle quattro macro aree del Paese: la costa Atlantica, l’Atlante, la zona centrale ed il grande sud che, manco a dirlo, per loro è da intendersi comprensivo dei territori del Sahara Occidentale.
11. Stati Uniti d’America: terribile, probabilmente il più brutto di tutto l’Expo, in proporzione all’importanza del paese. Tronfio ed imponente, all’interno non ha niente. Veramente niente. Non si può dire che sia fuori tema, in quanto non ne affronta alcuno. Salita un’immensa scalinata, ci si trova davanti a Barak Obama che discorre su inutili ovvietà, e qualche pannello informativo circa le dighe realizzate nel territorio, nessuna menzione sul fatto che tali dighe hanno causato un danno ambientale irreparabile, causato l’estinzione di diverse specie animali e compromesso irrimediabilmente molti territori dei nativi americani. Alla vuotezza di tutto ciò, si aggiunge un bar dove si serve il famoso “California Spritz”. Ma non era stato inventato in Veneto? Imbarazzante.
12. Kuwait: Mi ha molto impressionato per la spiegazione, completa di plastico, di alcune macrofattorie riealizzate nel paese, e del processo della rigenerazione dal deserto. Il padiglione esteriormente è molto bello. Ad attrarre l’occhio è una cascata che funziona da sipario, e sulla quale, con getti d’acqua sovrapposti ad arte a quello principale, compaiono alcune scritte in inglese ed arabo.
13. Ecuador: Si entra a gruppi e, con una visita guidata, si scoprono le quattro regioni in cui è stato suddiviso il paese: la Costa Atlantica, le Ande, l’Amazzonia e le Galàpagos. Si apprende che è qui che si ha la maggior biodiversità al mondo e si conoscono i prodotti anche grazie a colonnine tramite le quali è possibile odorare tonno, gamberi, cacao, rose ed altre tipicità. Sicuramente, invita alla visita ed è perfettamente allineato al tema principale di Expo, facendo leva sul raggiungimento della quasi totalità di energia pulita derivante dalle centrali idroelettriche, ben il 93%.
14. Slovenia: Padiglione delizioso come ci si aspetta da questo splendido territorio nostro vicino di casa. Si scoprono sale minerale, sul quale è possibile camminare scalzi, miele, energia eolica ed acque sia minerali che termali.
15. Austria: L’Austria ha ricreato una foresta tipica tirolese, completa di umidità, sottobosco e temperatura fresca! Un vero refrigerio girare per questo bosco che risulta molto verosimile ed affascinante.
16. Cile: L’affascinante Cile punta soprattutto sui prodotti della regione centrale, in particolare vino e pesce, mostrando in una serie di video proiezioni di tutte le fasce climatiche di un territorio lungo oltre quattromila chilometri.
17. Turchia: Interamente all’aperto, offre frutta secca gratuita ed una bella scenografia tipica, ma assolutamente niente circa il tema fondamentale
18. Svizzera: Esteriormente spoglio e brutto, questo padiglione fonda il suo tema sul consumo responsabile, con la domanda “Ce n’è per tutti?”. Ha quattro torri riempite rispettivamente con caffè, sale minerale, acqua e mele disidratate. Ciascuno, una volta salito, è libero di prendere prendere quanto vuole di ciò che vuole, senza limite, la sfida è che la responsabilità sia maggiore dell’avidità e che le torri, i cui scaffali scompaiono e si schiacciano man mano che vengono svuotati riescano a non scomparire prima del termine dell’esposzione. Al piano terra, una mostra su Zurigo: probabilmente la cosa più brutta vista ad Expo: una galleria di foto tutte brutte uguali, alternate a sculture fatte con bottiglie di vetro vuote di dubbio gusto.
19. Italia: Il palazzo Italia è immenso e la lunga coda, di quasi un’ora, è stata probabilmente la più grande perdita di tempo della giornata. La desolazione delle stanze e la pochezza di contenuti ci ha lasciati profondamente delusi e negativamente impressionati. Come prevedibile, si assiste alla solita fotogallery sulle bellezze architettoniche del nostro Paese, seguita da quelle artistiche e via e via le solite cose note a tutti, ridondanti e fuoriluogo, senza il minimo riferimento alla nutrizione. Originale la stanza che immagina un mondo senza Italia, e quindi senza le nostre invenzioni e realizzazioni: divertente, ma un pochino arrogante.
20. Francia: Un’unica sala espositiva in un padiglione tutto sommato molto bello al quale si accede attraverso un orto incredibilmente rigoglioso di prodotti tipici. All’interno, un’accozzaglia di elementi artigianali impossibile da focalizzare, che sono esposti fin sopra alle pareti. Nessuna traccia del tema principale.
21. Olanda: Padiglione decisamente fuori dal coro: sembra di essere in un circo, o in una festa anni settanta. Accompagnati da una musica dance, si percorre questo spazio all’aperto fra roulottes e furgoncini che vendono ogni sorta di leccòrnia tipica, per poi raggiungere un labirinto di specchi ed una ruota panoramica
22. Spagna: Grafica accattivante e percorso interessante per questo padiglione che spiega le ricette tramite fornelli interattivi e focalizza l’attenzione sulle ricchezze del territorio che, a quanto pare, ha la più ampia biodiversità d’Europa.
23 Iran: piuttosto anonimo: si attraversa una sorta di orto all’aperto per poi ritrovarsi all’interno di un mercato tradizionale iraniano con prodotti tipici artigianali. Tema principale non affrontato.
24. Azerbaijan: Un piccolo padiglione molto ben organizzato e gestito, disposto su tre livelli fra i quali sono incastonate altrettante sfere di vetro contenenti un bosco, una visita virtuale di Baku ed un’esperienza interattiva della cucina locale. Nelle sale, prati di fiori luminosi e sonori che si illuminano e suonano se sfiorati: di grande effetto.
25. Cina: Un’imponente struttura in legno che ricorda un’abitazione tipica delle zone dell’entroterra, ospita al suo interno alcune sale che spiegano il rapporto ancestrale fra uomo e cibo e come nei secoli l’uomo abbia modificato il territorio a suo piacimento, contribuendo allo stesso tempo a conservare, proteggere e migliorare il clima. Viene spiegato come le risaie, principale ricchezza del territorio, contribuiscano all’ambiente creando ossigeno ed umidità fondamentali alla vita.
26. Corea: un bianchissimo ed immenso padiglione, futuristico e tecnologico, che fonda il suo tema principale sulla corretta alimentazione: In un percorso che spiega i danni dell’obesità e dello spreco alimentare, propone in un video dinamico e robotozzato la ricetta per la corretta alimentazione. Quale? Mangiare coreano, ovviamente!
27. Tailandia: Avevo grandi aspettative da questo padiglione che, esteriormente, ha la forma di un cappello tradizionale. All’interno, una proiezione video a 360°C di poco impatto e poco interesse, seguita da un filmato in tipico stile reverenziale Tailandese nel quale si imperversa per quasi dieci minuti sulla magnanimità, l’altruismo ed il genio innovativo del loro Re, attribuendo qualsiasi successo tecnologico ed ecologico tailandese solo ed unicamente all’amato sovrano. Purtroppo, nessun ristorante Tailandese all’interno, ma uno shop di cibi in scatola precotti da poter riscaldare al microonde e mangiare sul posto. Una grave mancanza per quella che è, a mio avviso, una delle cucine migliori al mondo.
28. Malesia: Il padiglione ha la forma di tre enormi semi in legno e vetro all’interno dei quali si incontrano, rispettivamente, un video sul territorio un po’ noioso, una ricostruzione della foresta pluviale piuttosto cheap, ed infine una sala esplicativa dei principali prodotti. E’ interessante l’approfondimento sull’albero della gomma e sull’olio di palma, del quale vengono elencate le innumerevoli proprietà ma in relazione al quale si sorvola completamente circa il problema della deforestazione che sta causando l’estinzione degli oranghi. Una mancanza pesante e quasi fastidiosa, che visto il tema di grande attualità, avrebbe dovuto essere supervisionata, smussata e sfruttata allo scopo di puntare un faro su questo gravissimo problema.
29. Angola: E’ lo stato Africano con il padiglione più grande ed imponente. Meravigliosamente strutturato e colorato all’esterno, ha al suo interno una spirale infinita che porta a salire svariati piani, circa cinque, dove vengono spiegati prodotti agricoli ed industriali del territorio angolano, un paese in rapidissimo sviluppo. Gunti sulla sommità, dalla quale si gode di uno splendido panorama, si ha la possibilità di accedere al ristorante tipico, ad una mostra artistica temporanea, o ridiscendere verso l’uscita.
30. Vietnam: Riproduce esteriormente una foresta, con i suoi alberi altissimi in legno a sostegno del padiglione. Internamente, tuttavia, non ha nulla di interessante
31. Regno Unito: Chi avrebbe mai pensato che gli inglesi avrebbero avuto così poco interesse per l’Expo? Uno padiglione spaventosamente vuoto, contenente una sorta di prato, bruttino ed incolto, nel quale si cammina ascoltando il suono dei grilli provenienti da altoparlanti piantati nell’erba. Stop. Niente di niente, eccetto un bar peraltro molto triste e vuoto.
32. Nepal: Il padiglione, costruito per ultimo ed a tempo di record in seguito allo spaventoso terremoto di qualche mese fa, è bellissimo esteriormente, e mi commuovo al pensiero che la mia amata Durbar Square di Kathmandu, di cui è presente una fedele ricostruzione, non esista più. C’è molta malinconia ed ossequioso silenzio in questo luogo, dove la visita è accompagnata dal suono ininterrotto delle preghiere dei monaci buddhisti in sottofondo.
33. Messico: Allegro e giocoso come ci si aspetterebbe, è molto scarno nella sua parte espositiva, e molto frizzante nella sua parte ristorativa.
Grandi assenti: i paesi Scandinavi tutti e l’Australia. Qualcuno conosce il perché?
Albero della Vita: Una struttura immensa a forma di albero, realizzato sollevando idealmente la planimetria di Piazza del Campidoglio di Roma. Molto suggestivo, l’albero è circondato da fontane e getti d’acqua che si muovono a tempo di musica. Al calar del sole, lo spettacolo si arricchisce di una scenografia luminosa spettacolare che comprende anche alcuni fuochi artificiali e la fioritura dell’albero stesso. Imperdibile.
In conclusone, penso che Expo Milano 2015 sia assolutamente da vedere, comunque si decida di impostare la propria visita. Sia che il proprio interesse sia rivolto alla cucina internazionale, all’ecologia o semplicemente alla voglia di viaggiare in luoghi che mai riusciremo a vedere davvero, la visita è ben ripagata. Non c’è luogo al mondo che vorrei non visitare, potessi spenderei il resto dei miei giorni esplorando ogni angolo del pianeta. Come sappiamo, una vita non basta, approfittare di questo evento è fondamentale a mio avviso, anche se adesso mi ritrovo con l’ansia ed il desiderio di partire al più presto possibile, destinazione Mondo!
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