La scalata dell’enorme roccia del leone, residuo di un antichissimo cono vulcanico, è un’esperienza unica, impossibile altrove. La biglietteria del sito, patrimonio dell’umanità UNESCO, apre alle 7:00, e se come noi avrete la fortuna di essere i primi ad accedere, potrete godere a pieno di ogni momento nella pace totale. Si attraversano i resti degli immensi giardini reali dove a parte qualche inserviente intento a spazzare le foglie, solo le scimmie e qualche uccello ci fanno compagnia. Qualche breve rampa di scale ci avvicina al monolite, dove inizia la vera scalinata. È indispensabile munirsi di acqua in abbondanza e protezione solare, già alle 8:00 il caldo è impietoso. Un camminamento prima scavato sul fianco della roccia e poi sospeso nel vuoto, conduce sul lato nord dove si trovano due zampe di leone giganti che abbracciano una nuova scalinata. Arriviamo sulla sommità per primi e dopo una quantità indefinibile di foto, scegliamo un punto panoramico nascosto e ci sediamo su uno dei muri dell’immenso palazzo che si ergeva quassù, ospitando prima una reggia e poi un monastero. Nel giro di mezz’ora tutta la zona brulica di gente e la via del ritorno è una processione infinita di turisti da ogni parte del mondo che, nel caldo ormai insopportabile, si avventura in fila nella direzione opposta alla nostra e che, ne sono certo, avrà sicuramente un’impressione differente da quella di assoluta beatitudine che abbiamo vissuto noi. Discesa la roccia, ci godiamo le rovine sparse nel giardino sottostante, all’ombra di alberi giganti, anche qui del tutto indisturbati.
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Anurādhapura in bici
Le rovine di questa antica capitale singalese si estendono su un’area enorme, visitare tutto a piedi richiederebbe più di un giorno, perciò, nonostante il caldo opprimente, abbiamo scelto la bici. Dalla Main Road della città nuova ci siamo diretti a sud fino all’enorme rotatoria, per poi dirigerci ad ovest verso il lago, cominciando così la visita dal tempio più a sud, per poi attraversare verso nord i meravigliosi giardini reali pieni di uccelli e piante mai viste prima. Le strade sono ampie e semideserte, le scimmie dominano questi luoghi insieme a tantissimi cani randagi. I cani sembrano tutti della stessa razza, medio-piccoli e color nocciola, anche loro provati dal caldo. Ci dirigiamo all’enorme albero della Bodhi (Jaya Srī Maha Bodhi) l’albero più antico del mondo, o meglio quel di cui si abbia prova certa dell’età: oltre duemila anni! Poco a nord, la guida segnala una cittadella fortificata, il disegno sulla mappa è molto ben definito ma nella realtà non rimane quasi niente, a parte due o tre rovine di poco interesse al centro. Ancora più a nord si trova un’area di elevatissimo interesse il monastero Abhayagiri che occupa un’area molto grande ricoperta da fitta vegetazione. In quest’area ci sono: un meraviglioso Buddha seduto, due vasche gemelle per le abduzioni, l’immenso dagoba in rovina e la gigantesca Elephants Tank. Tutto il giro ha richiesto circa cinque ore, al termine delle varie visite il Gps indicava 15km di pedalata.