Lazio, Trekking

Norchia

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Generalmente sono fatalista, mi affido solitamente all’istinto, ma quanto capitano coincidenze come questa mi trovo in difficoltà a collocarle come mero frutto del caso. Decido di trascorrere un weekend fuori porta dopo la convalescenza noiosa e solitaria seguita al mio intervento di vitrectomia all’occhio sinistro. Pare che, dopo tre mesi, anche il sole si sia deciso ad uscire e, manco a dirlo, l’umore va di conseguenza. Eccitato, seleziono accuratamente destinazioni e luoghi cercando fra località non ancora viste e non troppo distanti, sperando di riuscire a portare con me anche Hela. In molti mi hanno parlato di Civita di Bagnoregio, la città fantasma a rischio crollo nei pressi di Orvieto, e, giocando il mio itinerario su questa meta, scopro via via vari luoghi di interesse nei dintorni finché, proprio il giorno prima della partenza, incappo in Norchia. Non c’è molto sul web: si tratta di una città Etrusca nascosta nel canyon di tre torrenti vicino a Vetralla e, cosa che accende il mio interesse, c’è una strada tagliata nel tufo lunga mezzo chilometro e profonda 10 metri, nascosta dalla vegetazione. Hela, Nicola ed io partiamo di Sabato mattina con l’intenzione di visitare le cittadine d’arte e storia per prime, e le località rurali e da scarpinata l’indomani, ma il tempo è così bello e la temperatura così gradevole che il programma viene cambiato in corsa e, dopo una visita all’anfiteatro di Ferento, seguiamo le indicazioni della stampa che ho portato con noi per raggiungere Norchia. Con nostra sorpresa, ci sono due grandi autobus all’ingresso del sito, ma nessuno in giro. Scendiamo i gradoni vecchi più di duemila anni attraverso la parete del canyon, disseminata di tombe “a dado” ancora con sarcofagi ed in qualche caso, statue. Il luogo è incantevole e la natura che lo ospita meravigliosa, ma non esiste alcuna indicazione, una volta arrivati sul fondo, presso il torrente, dovremo muoverci a caso. Seguendo alcune voci, raggiungiamo un prato con una scolaresca accampata, e, individuato quello che sembra essere il Professore, chiedo se, per caso, hanno idea di dove si trovi questa strada etrusca, chiamata “Cava Buia”.  La risposta è di quelle che meritano di essere trascritte e rilette di tanto in tanto per non perderne l’assurdità: “Lei sta parlando con colui che l’ha studiata, al momento è inaccessibile e non ci sono indicazioni, i ragazzi ed io ci saremmo andati nel pomeriggio ma… visto che siete venuti appositamente, seguiteci, non c’è alcuna possibilità che possiate trovarla da soli”. Ebbene, quello che segue è quasi fantastico, per tutta la giornata ho creduto di essere tornato a scuola: il Professore ci ha guidati fra sentieri, ponti pericolanti privi di assi, radure e boscaglia, fino a raggiungere un torrente che abbiamo dovuto guadare immergendoci fino alle caviglie nella prima metà e poi giù fino alle ginocchia nella parte finale! I ragazzi, tutti di terza media e provenienti da Lucera, sembravano entusiasti della loro gita-avventura e sono stati così simpatici ed accoglienti con noi e con Hela che sembrava di farne parte, anche se, purtroppo, ci davano del Lei. Infine, dopo un lungo tratto privo di sentiero che il Professore ha provveduto a creare con il suo machete, raggiungiamo la meravigliosa strada etrusca. Siamo fradici, infangati, stanchi e senza pranzo, ma non ha importanza: ci avventuriamo in quello che è ormai un tunnel sotto agli alberi che si sono uniti a formarne la volta, fino a sbucare in un’immensa prateria dalla quale si riesce a vedere dall’Argentario al Gran Sasso.  Nel percorso opposto, cerchiamo di accumulare più dettagli possibili e ci raccontiamo a vicenda ciò che abbiamo appena vissuto per fermarne il ricordo, guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto solo allora che sono trascorse quattro ore e mezza dal nostro arrivo a Norchia. Il fato è straordinario, ma l’aver scelto giorno ed ora precise per visitare un luogo del quale non si era mai sentito parlare ed incontrarvi la sola persona in grado di fare da guida e spiegarne l’essenza, è più di una semplice coincidenza, è magia!