Due ore di tortura, una sensazione di profondo fastidio e prurito, la testa che cade per il sonno e la noia che si impossessa del mio corpo incastonato in una poltrona terribilmente scomoda e soffocata fra innumerevoli altre, impedendomi la fuga. Occidente Solitario si classifica come la peggior rappresentazione alla quale abbia mai assistito. Un testo fastidioso, noioso, vuoto e tirato all’estremo. I due personaggi principali si offendono reciprocamente per tutta la durata dell’opera, causando in maniera inspiegabile qualche risata fra il pubblico che riesco a motivare solo come nervi in procinto di cedere. Il dialogo è infinito e petulante, i due non catturano e non convincono, non interessano e non aspirano ad alcuna morale. Due fratelli irlandesi inspiegabilmente parlanti una calcata accento romanesca interpretati da uno spento e poco comprensibile Santamaria ed un Nigro mono tonalità che pronuncia ciascuna delle innumerevoli e già inutili battute con la medesima inflessione e tonalità, riuscendo a far rimpiangere i maestri della stitichezza rappresentativa: Aldo Giovanni e Giacomo. La mazzata decisiva arriva col dialogo notturno fra i due comprimari, il prete e la ragazzina zoccola, che rischiano coraggiosamente l’invettiva pubblica alla quale sfuggono solo grazie ad un pubblico ormai già in catalessi. Inguardabile.