Due ore di tortura, una sensazione di profondo fastidio e prurito, la testa che cade per il sonno e la noia che si impossessa del mio corpo incastonato in una poltrona terribilmente scomoda e soffocata fra innumerevoli altre, impedendomi la fuga. Occidente Solitario si classifica come la peggior rappresentazione alla quale abbia mai assistito. Un testo fastidioso, noioso, vuoto e tirato all’estremo. I due personaggi principali si offendono reciprocamente per tutta la durata dell’opera, causando in maniera inspiegabile qualche risata fra il pubblico che riesco a motivare solo come nervi in procinto di cedere. Il dialogo è infinito e petulante, i due non catturano e non convincono, non interessano e non aspirano ad alcuna morale. Due fratelli irlandesi inspiegabilmente parlanti una calcata accento romanesca interpretati da uno spento e poco comprensibile Santamaria ed un Nigro mono tonalità che pronuncia ciascuna delle innumerevoli e già inutili battute con la medesima inflessione e tonalità, riuscendo a far rimpiangere i maestri della stitichezza rappresentativa: Aldo Giovanni e Giacomo. La mazzata decisiva arriva col dialogo notturno fra i due comprimari, il prete e la ragazzina zoccola, che rischiano coraggiosamente l’invettiva pubblica alla quale sfuggono solo grazie ad un pubblico ormai già in catalessi. Inguardabile.
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Io non so chi sei
Ancora una volta vittime o beneficiari delle promozioni online, ci siamo regalati un coupon per lo spettacolo teatrale “Io non so chi sei”, tratto dal romanzo di Giancarlo Pastore ed interpretato da Gennaro Cannavacciuolo, Nicola Pecci e Simone Faucci. E’ stata la presenza di Pecci a stimolare il mio interesse ed a spingermi all’acquisto: talentuoso cantante (cercare il video di Lily su youtube, ndr) è un mio compaesano ed avevo da tempo la curiosità di vederlo recitare. Ho preso l’abitudine di andare al Cinema ed al Teatro vietandomi qualsiasi anticipazione: non leggo trame e non guardo trailer, non cerco foto e non mi informo neppure attraverso le recensioni, preferisco arrivare in poltrona con la sorpresa assoluta, e ieri sera ne ho avuta una piacevolissima. Nel raccolto Teatro di Rifredi a Firenze sono andate in scena tre piccole storie accompagnate dal pianoforte di Michelangelo G. Gagliano e da alcune esibizioni canore da parte dei due attori principali. Avete mai fatto roteare una moneta sul tavolo? Il rumore ondeggiante aumenta sempre più in frequenza ed intensità fino ad esaurirsi improvvisamente quando la moneta si posa. Ebbene, le battute di “Io non so chi sei” hanno avuto un andamento simile. Dalla balbuzie di uno dei personaggi della prima storia, descritto ed interpellato di volta in volta dall’io narrante tramite un buffissimo utilizzo del linguaggio dei fiori, fino all’accendersi della discussione in auto fra i personaggi della storia centrale, condita dalla volgarità dell’uno e dalla tenerezza patetica e vittimistica dell’altro. Infine, un colorato e traboccante salotto ospita la storia finale, le cui battute via via più fitte fanno ridere fino alle lacrime per poi commuovere e ancora tornare a divertire in un sapiente gioco di scrittura che avrei voluto non finisse mai. Nicola Pecci, che interpreta fra l’altro un brano di Umberto Bindi, ha una dizione maniacalmente perfetta e, a parer di profano spettatore, una recitazione impeccabile. Mi pare riduttivo classificare lo spettacolo nella generica e, onestamente, ormai fastidiosa categoria della “tematica omosessuale”. Ho semplicemente assistito a tre scene di vita così malinconiche, così amare, così tragicomiche che la natura dei personaggi resta un accessorio insignificante. Ci si diverte, ci si emoziona, si riflette e ci si immedesima. Da non perdere.
Le Favole di Paolo Poli
Come dimostrato da Margherita Hack, Rita Levi Montalcini e Piero Angela, anche Paolo Poli è la prova vivente che grande cultura ed un cervello allenato regalano una terza età incredibilmente brillante e sana. Ed ecco l’ottantaduenne attore fiorentino di nuovo in tournée, eclettico, pungente, ironico e divertente. Il pubblico ammirato gli perdona anche le canzoni per la prima volta pre-registrate; in sala è il tutto esaurito e davanti ad una scenografia minimalista e statica Paolo si diverte a raccontarci alcune delle favole che Carlo Collodi ha importato e tradotto per noi, spesso note solo grazie agli stravolgimenti Disneyani. Sette ballerini con maschera in volto si avvicendano sul palco da La Bella e La Bestia a Pollicino, dall’Elefantino Babar a La Bella Addormentata nel Bosco passando per Romeo e Giulietta. C’è qualcosa nella voce, anzi nelle voci di Paolo Poli, che mi commuove, che mi suona come un dejà-vu uditivo e accende colori e immagini della mia infanzia, quando per la prima volta all’età di sei anni la mamma mi lasciò uscire da solo e seguire il marciapiedi fino all’edicola per andare comprare “I Racconta Storie” fra le cui voci narranti c’era appunto la sua, inconfondibile. Una serata piacevole che si conclude in un’esplosione di risate quando alla Favole si aggiungono alcune filastrocche ambigue e colorite.
Un delitto senza importanza: chi ha ucciso Oscar Wilde?
Domenica pomeriggio al Teatro di Rifredi, in cinque, per trascorrere un’oretta e mezza diversa dal solito, con quell’aura di mistero e curiosità di chi si reca ad un evento del quale non conosce assolutamente niente. Abbiamo comprato il biglietto a scatola chiusa, attratti dalla scia di simpatia che accompagna di solito il nome di Anna Meacci e dai siparietti di Alessandro Fullin a Zelig. La scenografia a sfondo nero si compone di tre sedie dalla spalliera altissima e due abat-jour. Oltre ai due attori sopra citati, un soprendente Filippo Pagotto che incanta con la sua mimica facciale a dir poco esilarante! I tre interpretano una dozzina di personaggi, quasi tutti femminili, che ruotano attorno all’omicidio di Oscar Wilde e indagano per risolvere il delitto in modo quantomeno ridicolo e singolare. Lo spettacolo, in un solo atto, dura poco più di un’ora che vola via veloce fra le risate.