Toscana, Trekking

La Via Vandelli, Alpi Apuane

 
Qualche settimana fa, grazie ad un servizio in TV, ho scoperto l’esistenza di questo affascinante percorso escursionistico dalla storia bizzarra e folle. Una strada in pietra a secco costruita nel XVIII secolo dall’Abate Vandelli su commissione del Duca di Parma per collegare la città ducale con Massa, ambito sbocco al mare appena ottenuto dal Granducato. Non potendo attraversare gli Stati confinanti ed avendo come unica opzione un territorio estremamente limitato ed impervio, l’Abate Ingegnere fu costretto ad inventare un sistema di costruzione e misurazione inedito, arrivando a realizzare un’opera imponente e robusta che fu in grado di consentire il transito di carrozze, carri e persino convogli estremamente pesanti trasportanti marmo di cava. 

Raggiunto il piccolo abitato di Resceto, in provincia di Massa ed a soli dieci minuti dal capoluogo, la strada termina in un piccolo parcheggio dove arriviamo intorno alle 9:30. Notiamo subito il cartello del CAI e ci incamminiamo sull’unica strada che lascia il parcheggio, asfaltata ancora per pochi metri prima di diventare bianca.  Solo cinque minuti di cammino, e la stretta valle solcata da un profondo canalone si apre mostrando tutta l’imponenza dei monti che la abbracciano. Davanti a noi  serpeggia bianchissima la Via Vandelli, come una candida Muraglia Cinese, aggrappata a sbalzo su pendici quasi verticali. Gran parte del percorso è su fondo sassoso-ghiaioso rendendo piuttosto faticosa l’ascesa, noi non abbiamo portato i bastoni da trekking ma mi sento di consigliarli, soprattutto per la discesa e la presa instabile degli scarponi sulla ghiaia  e le pietre bianche sconnesse. Superiamo un ponticello in ferro ed attacchiamo i primi dei numerosi tornanti che ci attendono, ritrovandoci presto dentro una fitta nebbia, forse nuvole basse, poi, immediatamente prima di raggiungere il primo traguardo della giornata, fuoriusciamo dal bianchissimo vapore e scopriamo un cielo azzurro e sereno al di sopra di un mare di nebbia e nubi dal quale spuntano solo le cime dei monti circostanti. In poco meno di sei km di cammino abbiamo coperto mille metri di dislivello e raggiunto la Terrazza Vandelli, uno spiazzo verde mozzafiato a cavallo dei due versanti delle Apuane e dal quale si riesce a vedere sia in direzione del mare che in direzione dell’entroterra toscano.  

La Terrazza Vandelli

Si ha quasi la sensazione di fluttuare su di un tappeto volante sopra ad un mare lattiginoso, ma mi dicono che in giornate terse si riesce a vedere dalla Corsica alle Alpi Marittime, dagli Appennini oltre Firenze alle Colline Metallifere.  Proseguiamo alcuni metri nel versante opposto oltre la terrazza e raggiungiamo il Rifugio Nello Conti, 1442 metri di altitudine, purtroppo chiuso. Usufruiamo ugualmente dei tavolini e dell’acqua potabile a disposizione per il pranzo, affacciati a strapiombo sulla bassa Garfagnana. Il rifugio è aperto nei weekend dal 15 Giugno al 15 Settembre. Dopo pranzo, superata ancora una volta la Terrazza, raggiungiamo in 45′ il Passo Tambura, a 1620 metri s.l.m: è qui che la Via Vandelli raggiunge il suo punto di massima elevazione e si dirige a Nord Est in direzione dell’Appennino Parmense. Da qui è inoltre possibile proseguire in direzione della vetta del Tambura per poi discendere dal versante settentrionale e, in un circuito ad anello che richiede in tutto 8/9 ore, ritornare a Resceto, ma la brevità delle giornate di Novembre non ci permette di proseguire oltre e così torniamo sui nostri passi, percorrendo un totale di 15km in circa 4h 30′ al netto delle soste. 

La Via Vandelli
 

E’ un percorso indicativamente adatto a tutti, un po’ di fiato ed una buona resistenza alla salita costante premiano l’escursionista con paesaggi e panorami di struggente bellezza e rara genuinità in un silenzio assoluto e avvolgente. Alcuni punti nel tratto compreso fra la terrazza ed il Passo Tambura richiedono maggiore attenzione a causa del suolo franoso e del selciato spesso molto spesso, a parte questo non ho notato pericolosità particolari. 

Il video della giornata

Alcuni link utili

La Via Vandelli

Cai Massa

 

Rifugio Nello Conti
 

Toscana, Trekking

Il sentiero “Magicandalla”

Mulino di Candalla

Nel versante Versiliese delle Apuane meridionali, questa profonda e stretta gola, incastonata fra pareti rocciose ed incombenti, è un luogo insolito e straordinario dove trascorrere una mezza giornata di trekking in una natura lussureggiante. Le numerose cascate e piscine naturali presenti sin dall’inizio del percorso, permettono di organizzarsi anche insieme ad amici e parenti meno avventurosi, che potranno rimanere ad attendervi facendo il bagno o leggendo un libro nel fresco del bosco.

Bivio mulattiera

Come Arrivare: dall’uscita autostradale di Viareggio prendere per Camaiore, e quindi per Vado-Casoli. Superato l’abitato di Lombrici, all’incrocio per “Casoli” presso il ristorante “Emilio e Bona” proseguite dritto, fino a superare l’Antica Ferriera Barsi, e cercate parcheggio. Il sentiero comincia poco più avanti, sulla sinistra, presso il mulino di Candalla.

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Il Percorso: Il Mulino di Candalla è molto scenografico, con la sua ruota dentata visibile ed una cascata adiacente che si getta in una bozza turchese e trasparente, ideale per un bagno. Presso la sorgente adiacente le scale, potrete riempire le vostre borracce prima di incamminarvi. Il sentiero sale subito in modo deciso ma gradevole, e vi conduce in brevissimo tempo ad un bivio, con un cartello poco visibile dipinto sulla roccia: è il momento di decidere se effettuare l’anello in senso orario o antiorario. Prendendo a destra verso “Mulini”, seguirete il sentiero fino a raggiungere un antico ed imponente opificio abbandonato, aggiratelo sulla sinistra e proseguite scegliendo sempre, ad ogni biforcazione, il sentiero più a destra, che vi permetterà infine di superare il corso d’acqua e salire sull’altra sponda fino a Casoli, da dove discenderete per la mulattiera e quindi fino a questo bivio.

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Noi abbiamo proseguito subito per Casoli, ed è questa direzione di marcia che andremo a descrivere. Scegliendo di risalire immediatamente la mulattiera, pavimentata con un antico acciottolato, si sceglie anche di compiere un discreto sforzo fisico ma che in venti minuti vi permetterà di mettere alle spalle ogni fatica e di godere poi di un percorso estremamente agevole e privo di difficoltà. La salita si inerpica fino al Bar la Frana. Svoltate a sinistra e prendete la scalinata per visitare il borgo di Casoli, caratterizzato da numerosissimi affreschi alle pareti della case, altrimenti proseguite a destra, preoccupandovi di tenere sempre d’occhio i segni gialli e bianchi che identificano il percorso, solitamente accompagnati anche da una freccia azzurra, e tracciati ora sulle pareti delle case, ora sul pavimento.

SONY DSCLasciata la frazione orientale di Casoli, il sentiero è ampio e piacevole fino al cimitero, dopodiché, superato il corso del fosso con un ponte in acciaio e legno, sale leggermente fino a condurvi ad un nuovo bivio: fate molta attenzione al cartello sulla parete sinistra indicante “Metato”, poichè non molto visibile. Voi dovrete lasciare il sentiero principale e prendere a destra, seguendo il sentiero che vi ricondurrà attraverso una vegetazione rigogliosa e lussureggiante, innumerevoli edifici abbandonati e lagune cristalline, al punto di partenza.

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Lungo il percorso, in discesa, si possono visitare i resti di numerosi edifici, ormai abbandonati, dei quali le piante si sono ormai impadroniti ma che rendono un’idea molto precisa di quanto questa gola fosse importante e vitale un tempo.