La Val di Bisenzio, o Valbisenzio, è una valle a nord della città di Prato in Toscana, scavata ed attraversata dal Fiume Bisenzio che, dopo pochi chilometri dalla sua sorgente, meno di cinquanta, si butta in Arno. E’ un fiume piccolo, sconosciuto ai più, che pure nei secoli ha avuto i suoi momenti di gloria. Ha alimentato le prime fabbriche tessili ad acqua, mosso mulini, e spinto la viabilità Romana a mezza costa a causa delle sue tendenze palustri. Ha alimentato, attraversato e drenato l’industria tessile pratese fino alla crisi, uscendo dalla città ridotto ad insignificante torrente perché smembrato fra le varie gore che solcano la città e la piana. Persino il nome della città pare originare da meriti riconducibili a questo fiume: infatti, dove ora si trova Piazza Mercatale, pare esistito un grande prato adibito ad orto dai cittadini che, quasi come in Egitto accadeva col Nilo, veniva inondato e reso fertile dal Bisenzio, e che venne utilizzato finché non fu racchiuso nella cinta muraria e trasformato in piazza, ancor oggi enorme. Cercato su Google, questo fiume, oggi rimanda per lo più notizie di cronaca legate al maltempo, alle frane, alle piene dello scorso inverno ed infine alle varie Comunità, Unioni, Associazioni e vari enti fioriti sulle sue sponde nel tentativo di valorizzare un territorio attualmente disperato. La Valbisenzio sta franando, sia letteralmente, morfologicamente quindi, che culturalmente. I fianchi delle colline stanno sgretolandosi e per farlo hanno scelto uno dei momenti storicamente peggiori: non ci sono soldi per rimediare e non ci sono le persone per prevenire. Non si è investito in niente che potesse invitare a restare o stimolare a venire ad abitare qui. Autorità e cittadini hanno preferito sfidarsi a colpi di partite di calcio, stare a guardare chi passa fuori dal circolo e, nella speranza che qualcun altro si accorgesse di questo luogo, sono rimasti come imbambolati in attesa di chissà cosa. Qualora poi, grazie soltanto alla propria insistente passione, qualcuno si accorgesse della Rocca Cerbaia menzionata da Dante nella Divina Commedia, delle Strade Romane, delle Torri Medievali di Sofignano, della Rocca di Vernio, delle sconfinate praterie dai cavalli allo stato brado, beh, sarebbe il benvenuto, ma dovrebbe cavarsela da solo per trovare ciascuni di questi posti, quasi tutti in pieno degrado e senza strade o indicazioni per raggiungerli. A stimolare il tutto, un rarefatto e costoso servizio di trasporto pubblico, una Strada Provinciale fatiscente ed abbandonata, un paio di paesi principali, Vaiano e Vernio, brutti e mal organizzati. Ebbene, nonostante tutto, io non me ne vado. Perché poco più in alto di tutto questo esiste un paradiso, un mondo tutto mio nel quale sono cresciuto, nel quale credo ancora e che reputo prezioso, nella speranza che più a valle ritorni l’amore per il territorio al momento completamente assente.